Duomo di Monza

Il Trecento

La ricostruzione trecentesca

Più volte ampliata e restaurata nel corso di questi secoli, a partire dall’anno 1300 la chiesa fondata da Teodolinda fu sostituita da un nuovo edificio, la cui costruzione, patrocinata dai Visconti, si protrasse per tutto il XIV secolo. È questo il Duomo gotico che ancora oggi possiamo ammirare, per quanto in una veste diversa da quella originale, a causa dei numerosi rimaneggiamenti portati alla struttura e al suo apparato decorativo tra il XV e il XIX secolo.

Ispirata agli esempi delle coeve chiese francescane, la nuova basilica, conclusa nel 1346, ebbe una struttura a croce latina, fornita di un corpo longitudinale a tre navate coperte a capriate lignee e di un’abside piana preceduta da un transetto con volte a crociera. Per l’altare maggiore, tra il 1350 e il 1357, l’orafo milanese Borgino dal Pozzo realizza un paliotto in argento dorato, smalti e pietre dure, ornato con le Storie di san Giovanni Battista e tutt’oggi conservato in loco.

A partire dal 1360 circa l’edificio subì una radicale trasformazione: forse per competere con le maggiori cattedrali europee, la chiesa venne infatti ampliata tramite l’aggiunta di altre due navate laterali divise in cappelle, l’erezione di una grandiosa facciata a vento divisa in cinque campi e la costruzione, alla fine del secolo, di due vaste cappelle ai lati del presbiterio. Protagonista di questa fase dei lavori fu l’architetto e scultore Matteo da Campione, che diresse il cantiere fino al 1396, data della sua morte. A lui si deve, in particolare, il progetto della facciata, con guglie, edicole e un fastoso rivestimento lapideo a bande bicrome, al centro del quale si apre un magnifico rosone a sedici antelli, circondato da una vasta cornice in marmo a formelle traforate.

Allo stesso Matteo spetta anche il pulpito che troneggia nella navata maggiore (e dal quale proviene la cosiddetta Lastra dell’Incoronazione, oggi collocata nel transetto settentrionale), mentre è scomparso il battistero da lui progettato, così come sono stati distrutti quasi tutti gli affreschi trecenteschi che dovevano ornare l’interno. A testimoniare il fasto della decorazione gotica della chiesa resta tuttavia la celebre Cappella di Teodolinda, a sinistra del presbiterio, sulle cui pareti la bottega degli Zavattari affrescò tra il 1441 e il 1446 un vasto ciclo con Storie della Regina, considerato dagli studiosi come uno dei massimi capolavori della pittura del gotico internazionale.