Nel 616, quattro anni dopo la fondazione di Bobbio, re Agilulfo moriva, lasciando il trono al figlio Adaloaldo che, minorenne, fu affiancato dalla madre nel ruolo di reggente e sostenuto da Sundrait, uomo d’arme e consigliere del defunto sovrano.
Nel corso della reggenza, Teodolinda intensificò il suo appoggio alla Chiesa cattolica.
Tale politica accrebbe però la diffidenza dei duchi ariani sfavorevoli a un’alleanza con l’esarca di Ravenna, il rappresentante dell’imperatore d’Oriente in Italia, e più inclini invece a una strategia di aggressione militare verso l’antico nemico. Lo scontento trovò un paladino in Arioaldo, duca di Torino e marito di Gundeperga, sorella del re. Fu lui che nel 625 capitanò la rivolta dei duchi ariani contro il loro sovrano, che venne detronizzato e morì poco dopo, nel 626.
Il 22 gennaio del 627 anche Teodolinda moriva e il suo corpo veniva deposto, accanto a quello di Agilulfo e di Adaloaldo, nella basilica di Monza. Nel 1308 i Visconti, promotori della ricostruzione dell’edificio, vollero traslare le spoglie della regina in una nuova tomba privilegiata, composta da un sarcofago in pietra innalzato su colonnine, la stessa che ancor oggi si staglia contro la parete di fondo della cappella a lei dedicata, sotto gli splendidi affreschi che la bottega degli Zavattari realizzò alla metà del Quattrocento per tramandarne la storia memorabile e alle spalle dell’altare neo-gotico che dal 1896 custodisce quella Corona Ferrea che cinse i re d’Italia.