Considerata dalla storia dell’arte un unicum, appare come un diadema aureo composto da sei piastre rettangolari impreziosite da cabochon con granati, corindoni azzurri, ametiste. Ogni placca è divisa in due parti: una fila verticale di tre gemme e un settore rettangolare con quattro rosette d’oro, un cabochon centrale e quattro piastrine smaltate. La vivacità cromatica delle piastre è ottenuta anche grazie all’alternarsi di diversi smalti che raffigurano motivi floreali: il bianco e il blu intenso sono opachi, mentre il fondo traslucido verde smeraldo e il rosso bruno fanno trasparire il fondo aureo. Anche le dimensioni ridotte (solo 48 cm di circonferenza) sono sinonimo di particolarità. In origine la Corona poteva essere più grande, con due o addirittura tre placche in più, probabilmente montate proprio dove oggi si interrompe la regolarità della composizione in sequenza delle singole piastre con i due elementi verticali che si incontrano. Nonostante gli approfonditi studi scientifici condotti, la Corona resta un enigma: per la definizione della sua datazione certa che non risale all’età carolingia ma è forse molto più antica, della sua manifattura e della sua provenienza prima di arrivare alla sede riconosciuta da tutti come Monza. Alla scienza è stato anche chiesto di indagare sulla questione sacra e simbolica. L’anello di ferro, considerato dalla Chiesa come uno dei chiodi della Passione di Cristo, è d’argento, ma, con intelligente prudenza non si è escluso che sia comunque determinabile come reliquia per contatto. La Corona è quindi il risultato assoluto di dialogo tra scienza, storia e fede.