Museo e Tesoro

I Longobardi

La donazione di Teodolinda e Agilulfo

Centro di culto cattolico, Teodolinda e Agilulfo dotarono la Basilica di un prezioso corredo di reliquie e suppellettili, che sono in parte giunte fino a noi e che costituiscono non solo una delle più importanti testimonianze al mondo di oreficerie provenienti da una corte barbarica di fine VI e inizio VII secolo, ma anche un esempio significativo delle diverse spinte culturali che segnarono la produzione artistica in Italia nel passaggio tra l’età tardo antica e il Medioevo.

La serie inizia con due rarissimi gruppi di reliquiari: il primo costituito da sedici ampolle in lega di piombo e stagno, forgiate in Palestina tra VI e VII secolo, contenenti campioni degli olii delle lampade accese nei santuari della Terrasanta; il secondo da ventisei ampolle di vetro contenenti gocce di olio estratte intorno all’anno 600 dalle lampade che ardevano sulle tombe dei martiri nelle catacombe romane.

Segue la stanza del Tesoro, dove si trova il nucleo superstite delle suppellettili liturgiche donate alla basilica dalla coppia di sovrani longobardi: la Croce di Adaloaldo, un reliquiario della Vera Croce inviato, secondo la tradizione, da papa Gregorio Magno a Teodolinda nel 603 in occasione del battesimo del figlio; la Legatura dell’Evangeliario di Teodolinda, scandita da due grandi croci gemmate, da cornici in smalti alveolati, da cammei romani di riuso e da una scritta che ricorda la fondazione della basilica; la Croce di Agilulfo, rivestita su entrambe le facce da gemme e perle incastonate con perfetta simmetria; la Corona di Teodolinda, l’unica superstite delle corone votive longobarde un tempo presenti nel Tesoro; il gruppo in lamina d’argento dorato della Chioccia con sette pulcini, rinvenuto nel Medioevo nella tomba della Regina e realizzato forse in due tempi, tra il IV e il VII secolo, da orafi milanesi.

All’età romana risale invece la cosiddetta Tazza di Zaffiro, una coppa di vetro blu, rimontata nel XV secolo su un fusto in oro, identificata per tradizione con quella che Teodolinda avrebbe utilizzato per la cerimonia del fidanzamento con Agilulfo. Di datazione incerta (VII o IX secolo) sono infine l’astuccio d’argento dorato per il flabello e il pettine montato in argento e gemme, entrambi riferiti per tradizione al corredo personale della Regina.